Primavera: alla scoperta di Lorenzo Riccio
Il centrocampista veste la maglia nerazzurra dal 2016
Di padre in figlio, il calcio è un affare di famiglia in casa Riccio. Lorenzo, centrocampista classe 2006 della Primavera, è cresciuto a pane e pallone. "Fin da bambino guardavo mio padre giocare e naturalmente volevo imitarlo. La passione è quindi nata subito, già a 2-3 anni avevo la palla tra i piedi. E giocando in casa di vasi ne ho rotti parecchi, finché non mi hanno dato un pallone di spugna per limitare i danni". Papà Luigi ha alle spalle una lunga carriera da calciatore professionista, proseguita poi come allenatore nello staff di Gennaro Gattuso di cui è tuttora uno dei collaboratori più stretti. "È stato anche lui un centrocampista ma con caratteristiche diverse, era una mezzala più offensiva. Ogni tanto gli chiedo qualche consiglio. Lui mi dice sempre di divertirmi in campo, perché il divertimento è alla base di tutto. E poi di non risparmiarmi mai, perché il sacrificio paga sempre".
Lorenzo da bambino ha girato parecchio seguendo le tappe professionali del papà, ma non tradisce le sue origini: "Sono nato in Toscana, ora vivo a Gallarate, ma mio padre è di Napoli, anche i miei nonni sono napoletani... Mia mamma, invece, è originaria di Udine e si è trasferita con la famiglia in Toscana dove ha poi conosciuto mio papà quando giocava nella Pistoiese. Io diciamo che sono mezzo e mezzo (sorride, ndr). A proposito, anche mio nonno paterno Vincenzo è stato uno sportivo professionista, faceva il ciclista. Ma il calcio è sempre stata la mia strada". I primi calci nella Cedratese, vicino a casa nel varesotto. "Poi nell'estate 2016 il grande salto all'Atalanta. Mi ricordo ancora bene il primo ritiro a Brentonico con mister Bassi: lì ho capito subito che il livello si era molto alzato. Da bambino giocavo esterno alto in attacco, poi ho fatto anche il difensore, ma una volta arrivato all'Atalanta sono stato impiegato sempre a centrocampo ricoprendo un po' tutti i ruoli. Le più belle soddisfazioni? Sicuramente il mio esordio nella Primavera l'anno scorso, avevo compiuto da poco 16 anni. E poi la prima chiamata in nazionale, nell'U16: è stato un sogno che si è realizzato grazie anche all'aiuto dei miei compagni di squadra, degli allenatori, dell'Atalanta in generale. Con l'U18 azzurra nelle ultime partite sono stato anche capitano: un'altra bella soddisfazione, ma anche una grande responsabilità".
Nella stagione passata oltre venti presenze da sotto-età in Primavera, il più giovane del gruppo, e il confronto con avversari anche di tre anni più grandi: "È stato un anno importante per la mia crescita in cui mi sono tolto anche delle belle soddisfazioni, ma lo considero solo un punto di partenza perché sono solo all'inizio e so che la strada è ancora lunga".
A pochi metri dal campo d'allenamento, Lorenzo ha molti esempi da osservare e seguire: "È bellissimo, quando capita, allenarsi con la prima squadra per i ritmi alti, la qualità dei passaggi e dei tiri. Guardando campioni come Éderson e Koopmeiners si può imparare tanto: ogni allenamento è buono per cercare di rubargli qualcosa. Specialmente con Éderson parlo spesso, si è creato un bel rapporto: è una persona fantastica, molto umile, mi dà sempre qualche consiglio prezioso".
Da qualche partita Lorenzo è rientrato dopo un un problemino fisico che lo ha fermato proprio dopo il suo primo gol con la Primavera, segnato in coppa sul campo dell'Inter: "Sono stato fuori per circa un mese, ma ora sono tornato a pieno regime: quello stop mi ha rafforzato sia mentalmente che fisicamente. Domenica abbiamo ottenuto una vittoria molto importante con l'Empoli e abbiamo raggiunto il secondo posto. Ora dobbiamo continuare così. Per poco non segnavo, il portiere ha fatto una bella parata. Spero che il gol arrivi presto, anche se quello che più conta è il risultato di squadra". Magari un gol su punizione, la specialità della casa: "Ci lavoriamo molto, anche dopo gli allenamenti mi fermo spesso coi mister per provare le punizioni da un po' tutte le posizioni per cercare di perfezionare la tecnica".
Il calcio prima di tutto, ma non solo: "C'è la scuola. Mia mamma Maila mi tiene sempre sul pezzo e mi aiuta tanto. So quanto sia importante riuscire a portare avanti anche gli studi. Sono al quarto anno di liceo Scientifico, uno dei miei obiettivi è prendere il diploma anche per lei. Per il resto nel tempo libero mi diverte andare con i miei amici a giocare a padel o a biliardo. E poi naturalmente mi piace ascoltare musica, anche prima delle partite per concentrarmi. Soprattutto il rap napoletano. A Sanremo ho fatto il tifo per Geolier, il mio cantante preferito. Prima delle partite mi carico ascoltando le sue canzoni, "Me vulev fa ruoss" in particolare".