Primavera: alla scoperta di Pietro Comi

Primavera: alla scoperta di Pietro Comi

Il difensore da 10 anni in nerazzurro ha deciso il match con la Lazio

"Dopo il gol non sapevo nemmeno io cosa fare perché non mi capita spesso di segnare, così sono corso verso la panchina ad abbracciare i miei compagni perché volevo condividere la gioia di quel momento con tutta la squadra". Pietro Comi, 18 anni compiuti lo scorso giugno, racconta con la genuinità di chi la porta è abituato più a difenderla che ad attaccarla, il gol che ha deciso lo scorso sabato la gara con la Lazio e ha dato alla Primavera i primi tre punti della stagione. "Abbiamo giocato un'ottima partita, anche se non è stata semplice. C'è ancora tanta strada da fare, ma era importante partire con il piede giusto. Venerdì con la Samp ci aspetta un'altra gara difficile".

"L'ultimo mio gol? Ottobre 2022, con l'U18 contro la Spal, l'unico della scorsa stagione. Del resto sono nato difensore, poi ho giocato anche a centrocampo, ma dall'anno scorso sono tornato in difesa". Ricorda Pietro con un sorriso, prima di raccontare il tiro vincente di sabato. "Ho raccolto palla al limite dell'area, il difensore mi ha chiuso lo spazio per metterla sul secondo palo e così ho calciato sul primo. Sono sincero, l'ho cercato, anche se non pensavo di essere così preciso. Il giorno dopo però nello spogliatoio tutti mi prendevano in giro per come ho tirato e mi dicevano "ciao bomber" salutandomi. Sono contento e orgoglioso che sia stato un gol molto importante".

"Lo dedico alla mia famiglia e ai miei genitori, che hanno sempre fatto molti sacrifici per portarmi agli allenamenti e alle partite". Nato a Treviglio, ma cresciuto a Gessate, dall'agosto 2014 Pietro veste la maglia nerazzurra. "Questo è il mio decimo anno, ma mi ricordo ancora il primo allenamento a Verdellino: mi sono immediatamente trovato bene e ho pensato subito che l'Atalanta sarebbe stata la miglior squadra in cui poter andare. Sono stato anche capitano da piccolo, poi ho ripreso la fascia l'anno scorso in U18 ed è stato un grande orgoglio".

"Mio papà Roberto mi ha trasmesso la passione per il calcio. Sono il terzo di cinque fratelli, tutti maschi, e giochiamo tutti a calcio. Mentre da mia mamma Anna Maria ho preso quella per il pianoforte. Ho cominciato a prendere lezioni all'ultimo anno di asilo. Mi piace suonarlo - in genere musica classica come Chopin - nei momenti liberi o per rilassarmi nelle pause dallo studio". Perché Pietro è anche un bell'esempio di come si possano conciliare gli impegni sportivi con quelli scolastici. Non a caso nel 2018 e nel 2019 ha ricevuto per ben due anni di fila il "Premio Brembo" riservato ai calciatori del vivaio atalantino che si sono distinti anche fuori dal campo. "Ora sono al quinto anno del liceo scientifico di Melzo. Materia preferita? Matematica e soprattutto fisica. Ho già fatto il test d'ingresso di ingegneria per il Politecnico e l'ho passato, ma per prendere decisioni sul futuro è ancora presto".

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