Primavera: alla scoperta di Vanja Vlahović
L'attaccante nerazzurro è reduce dalla doppietta al Cagliari
Due gol a chiusura del 4-1 al Cagliari nell'ultimo turno di campionato, la terza doppietta da quando Vanja Vlahović è arrivato nella Primavera dell'Atalanta. "Sono molto felice perché ho segnato i miei primi gol in questa stagione e spero sia solo l'inizio, ma la cosa più importante è che abbiamo vinto. Ora bisogna solo continuare così, partita dopo partita". Dei due gol, il primo senz'altro è stato speciale per bellezza ed esecuzione: prima un tocco delicato spalle alla porta per girarsi ed eludere la marcatura avversaria e poi un sinistro fulminante nell'angolino. "È stato un bel gol, probabilmente uno dei più belli che ho mai segnato. Ma, ripeto, la cosa che più conta è il risultato di squadra. Continuando così, poi arriveranno anche i gol".
E i gol, del resto, hanno sempre accompagnato la giovane carriera di Vanja. "Segnare fa parte del mestiere dell'attaccante. Anche se da bambino giocavo da ala, a destra o a sinistra. Il primo allenatore che mi ha impostato stabilmente come punta centrale è stato Zvonko Popović e per questo lo ringrazierò sempre perché è un ruolo che amo. Cerco spesso di guardare gli attaccanti della prima squadra per cercare di rubare loro qualche segreto: mi piace guardare tutte le partite, in tv o specialmente dal vivo, per vedere i movimenti che fanno, come aprono o attaccano gli spazi, insomma come si comportano nelle varie situazioni di gioco".
La passione per il calcio è nata presto, anche perché lo sport in casa Vlahović è sempre stato di famiglia: "Mia mamma Dragana ha giocato a basket a buoni livelli, mio papà Vladimir è stato anche nella nazionale di pallavolo a livello giovanile. Io ho cominciato presto a tirare calci a un pallone, già a 4 anni. Mio fratello Igor, che è più grande di me di tre anni, già giocava e io l'ho seguito e mi sono innamorato subito di questo sport. Giocavamo anche nella nostra stanza, ma non abbiamo mai fatto troppi danni anche perché mia mamma aveva provveduto a togliere qualsiasi cosa potessimo rompere. Sono molto legato alla mia famiglia, tutti i gol che segno sono per loro" sorride il numero 9 nerazzurro, cresciuto poi in una scuola calcistica importante come quella del Partizan Belgrado. "Ci sono arrivato a 10-11 anni, dopo tre stagioni mi sono trasferito a Belgrado dal mio paese, Vršak. Lì sono cresciuto calcisticamente, fino alla chiamata dell'Atalanta lo scorso gennaio".
E in nerazzurro Vanja si è subito ambientato bene: "Qui tutto è di alto livello ed è tutto organizzato per noi: vitto, alloggio, trasporti... Appena arrivato, mi è stato subito assegnato un insegnante di italiano e ho cominciato a prendere lezioni praticamente ogni giorno per imparare la lingua il prima possibile. Vivo alla Casa del Giovane e mi trovo benissimo: mi piace perché abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno, tutti si prendono cura di noi e soprattutto sono insieme ai miei compagni di squadra, così è più facile instaurare amicizie più profonde. Per il resto sono un ragazzo socievole, non ho hobby particolari, ma ho una passione in particolare per i gatti: in Serbia ne abbiamo parecchi che ci girano in casa (ride, ndr). Poi mi piace passare il tempo libero con la mia famiglia e gli amici di sempre".